SANTA MARIA IN CAPPELLA

Si trova nel rione Trastevere, a poca distanza da Santa Cecilia, ed è una chiesa assai poco conosciuta, sebbene sia importantissima per molteplici ragioni.
Risale all’anno 1090 (come attesta una lapide molto interessante  murata all’entrata) e per la verità non è chiara l’origine del suo nome. Nel 1391 Andreozzo Ponziani, suocero della famosa religiosa Francesca Romana (canonizzata nel 1608), vi fondò accanto l’Ospedale del Santissimo Salvatore. Per lungo tempo il nosocomio venne gestito dalla comunità delle ‘Oblate’ di Francesca Romana e poi dalla Compagnia dei Barilari.
Nel 1650 papa Innocenzo X Pamphili l’affidò alla ben nota cognata Donna Olimpia Maidalchini. Donna Olimpia, grazie ad altre acquisizioni, realizzò qui uno splendido giardino che arrivava fino al Tevere.
Dopo varie vicende, la famiglia Doria-Pamphili nell’Ottocento commissionò la ristrutturazione di tutto il complesso, chiesa compresa, all’architetto Andrea Busiri-Vici, e vi istituì una Casa di Cura dedicata ai malati cronici, ancora in attività (1857). Ulteriori lavori si resero necessari a causa della costruzione dei muraglioni del Tevere. Questo fu davvero il colpo di grazia per la grande villa di Donna Olimpia.
Purtroppo della villa seicentesca rimane ben poco. Si può ancora vedere ciò che resta della cosiddetta Fontana della Lumaca disegnata da Gian Lorenzo Bernini.
Anche la piccola chiesa ha subito nel corso dei secoli gravi danni e ristrutturazioni profonde. La facciata attuale è infatti del Busiri-Vici. Però il campanile, molto basso ed anche per questo molto suggestivo, è ancora quello originale.
Oggi il complesso è sede di un bellissimo Museo che illustra la storia di quest’area sin dall’antichità e che conserva tra l’altro interessantissime parti dell’arredo liturgico medioevale.
Visitiamolo perché ne vale veramente la pena.
 
Per approfondire:
 
 
 
 

(Fotografie di Pietro Massolo)

SANT’AGNESE IN AGONE

La chiesa dedicata alla Vergine e Martire Agnese è una delle più belle, originali e famose chiese di Roma.
Si trova al centro del lato occidentale di Piazza Navona, di fronte all’altrettanto famosa Fontana dei 4 Fiumi, nel luogo in cui, secondo la tradizione, la giovanissima Agnese subì il martirio, in un lupanare che si trovava all’interno dello stadio di Domiziano. La Santa era stata portata lì perché si era rifiutata di sacrificare agli idoli pagani e per essere esposta nuda ai desideri libidinosi dei suoi persecutori, ma la crescita miracolosa dei capelli preservò la sua purezza. Posta sul rogo, le fiamme si spensero per le sue preghiere. Alla fine fu uccisa con un colpo di spada alla gola. Dopo il martirio il corpo di Agnese venne portato al cimitero sulla via Nomentana, dove ancora riposa e dove sorge un’altra chiesa dedicata alla Santa, risalente al VII secolo. Però la testa di Agnese è conservata qui dal tempo di papa Leone XIII.
Non è del tutto chiaro l’anno del martirio, ma dovrebbe essere il 304 e quindi coincidere con la persecuzione di Diocleziano.
Sin dall’Alto Medioevo esisteva in questo posto un luogo di culto, trasformato in vera e propria chiesa da papa Callisto II nel 1123, ma la chiesa attuale risale alla metà del XVII secolo e fu costruita su commissione di papa Innocenzo X Pamphili, che la concepì essenzialmente come cappella di famiglia. Tutta o quasi l’area apparteneva allora ai Pamphili. Accanto alla chiesa si trova infatti il grande palazzo di famiglia, ora occupato dell’Ambasciata del Brasile, opera di Girolamo Rainaldi. All’interno della chiesa si trova il monumento funebre del papa (1730), la cui tomba sta in una cripta a sinistra dell’altare.
Il primo progetto si deve a Girolamo Rainaldi, ma l’intervento più rilevante fu quello di Francesco Borromini, cui si devono la facciata concava e la sagrestia. Successivamente, la costruzione venne completata da Carlo Rainaldi (figlio di Girolamo) nel 1672.
La facciata concava, fantastica creazione del Borromini ideata per far risaltare maggiormente la cupola, è compresa fra due grandi corpi laterali sporgenti che sorreggono i campanili gemelli.
La cupola fu realizzata dal Baratta (tamburo) e da Carlo Rainaldi (lanterna) e fu dipinta all’interno da Ciro Ferri e dal Baciccia.
Diversamente dal tipico modello longitudinale della Controriforma, la chiesa ha una pianta a croce greca con bracci piuttosto corti ed ottagono centrale. Rientra quindi perfettamente nella grande innovazione dell’architettura sacra operata soprattutto dal Bernini e dal Borromini nel ‘600.
Gli altari sono sette, tutti decorati con pale marmoree e statue:
sul lato destro troviamo S. Alessio, S. Agnese sul rogo (Ercole Ferrata) e S. Emerenziana lapidata;
sul lato sinistro S. Eustachio tra le belve (Caffà e Ferrata), S. Sebastiano (che in realtà è una statua antica modificata) e S. Cecilia.
Nell’altare maggiore vediamo un’originale e molto elaborata Sacra Famiglia.
Il sotterraneo corrisponde esattamente al luogo in cui la Santa venne esposta. Sull’altare troviamo un bassorilievo dell’Algardi raffigurante il miracolo dei capelli.
Nel suo insieme, Sant’Agnese in Agone deve essere considerata come uno dei capolavori assoluti del Barocco e nello stesso tempo come una testimonianza fondamentale di un’epoca straordinaria della storia di Roma.