I MECCANISMI DI DIFESA

Partiamo dalla definizione di Cramer:
“Con il termine meccanismo di difesa ci riferiamo a un’operazione mentale che avviene per lo più in modo inconsapevole, la cui funzione è di proteggere l’individuo dal provare eccessiva ansia. Secondo la teoria psicoanalitica classica, tale ansia si manifesterebbe nel caso in cui l’individuo diventasse conscio di pensieri, impulsi o desideri inaccettabili. In una moderna concezione delle difese, una funzione ulteriore è la protezione del Sé – dell’autostima e, in casi estremi, dell’integrazione del Sé” (Cramer, 1998)”
http://www00.unibg.it/dati/corsi/40018/69947-Meccanismi%20di%20difesa.pdf
Si tratta di un’operazione (per lo più) inconsapevole; serve a proteggere dall’ansia; secondo la teoria freudiana classica, l’ansia scatta nel momento in cui si diventa consci di pensieri, impulsi o desideri inaccettabili; secondo una concezione più moderna, serve a proteggere anche l’autostima.
Definizione di Wikipedia:
“Un meccanismo di difesa, nella teoria psicoanalitica, è una funzione propria dell’Io attraverso la quale questo si protegge da eccessive richieste libidiche o da esperienze di pulsioni troppo intense che non è in grado di fronteggiare direttamente.”
https://it.wikipedia.org/wiki/Meccanismo_di_difesa
Si tratta di una funzione dell’Io; protegge da eccessive richieste libidiche o da pulsioni troppo intense: anche in questa definizione il mondo esterno è assente. Tutto nasce e si sviluppa all’interno della psiche.
Però la stessa Wikipedia amplia poco dopo il discorso ed emerge l’ambiente:
“Per estensione in psicologia si intendono tali tutti i meccanismi psichici, consci e inconsci, messi in atto dall’individuo per proteggersi da situazioni ambientali, esistenziali e relazionali dolorose o potenzialmente pericolose.”
https://it.wikipedia.org/wiki/Meccanismo_di_difesa
Quindi la difesa si attiva in seguito a minacce sia interne, sia esterne:
“metodo mobilitato dall’Io in risposta al proprio segnale di pericolo, cioè l’ansia, quale protezione da minacce interne ed esterne.”
https://www.psicologionline.net/dizionario-glossario-psicologia/dizionario-psicologia-m
Ciò su cui le varie definizioni concordano è innanzitutto il fatto che il meccanismo difesa è una funzione propria dell’Io.
Ma che cos’è l’Io?
“Sigmund Freud, iniziatore del movimento psicoanalitico, considerava l’Io (in tedesco Ich) come un’istanza psichica, vale a dire una struttura organizzatrice che ha il compito di mediare pulsioni ed esigenze sociali, rappresentate da altre due istanze in conflitto fra loro (l’Es e il Super Io).”
https://it.wikipedia.org/wiki/Io_(psicologia)
“Nell’ambito della psicologia psicoanalitica, il termine Io designa le parti organizzate dell’apparato psichico, in contrasto con l’Es non organizzato.
La nozione di Io si specifica, tuttavia, in Freud, a partire dalla svolta rappresentata dall’apparato concettuale espresso nella seconda topica. Da questo punto di vistà, l’Io è un’istanza in parte conscia, in parte inconscia, in una relazione di dipendenza dall’Es, in quanto serbatorio energetico-pulsionale, dagli imperativi del Super-Io e dalle esigenze della realtà.”
https://www.psiconline.it/le-parole-della-psicologia/io.html
Insomma: l’Io, in parte inconscio, ha la funzione essenziale di mediare fra esigenze contrastanti poste dalle pulsioni interne, dal Super-io e dalla realtà. La mediazione non è certo facile, anzi, e da questa difficoltà si sviluppa il meccanismo di difesa.
Una cosa mi pare evidente: il meccanismo psichico difensivo non risolve il problema alla radice, sia esso derivante dall’interno o dall’esterno. La volpe della favola di Esopo che svaluta l’uva che non riesce a prendere non soddisfa la sua voglia. Sul piano strettamente pratico non ottiene nulla. Però un risultato l’ottiene: diminuisce il valore psichico del suo desiderio svalutando l’oggetto, il che non è poco. Naturalmente lo stratagemma funziona a condizione che la volpe non ne sia consapevole (molto difficile, dato il soggetto).

I meccanismi di difesa non possono essere considerati, in generale, come un fenomeno “patologico”. La questione è abbastanza complessa, tenendo anche conto del fatto che la differenza fra normalità e patologia è molto spesso una questione di grado. In alcuni casi, tali meccanismi non soltanto non sono patologici, ma sono anche altamente adattativi. Un esempio è la sublimazione:

In psicoanalisi, la sublimazione è un meccanismo che sposta una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta non sessuale o non aggressiva. Questo consente una valorizzazione a livello sociale delle pulsioni sessuali o aggressive nell’ambito della ricerca, delle professioni o dell’attività artistica, fino alla vita religiosa e spirituale.” (https://it.wikipedia.org/wiki/Sublimazione_(psicologia)

” In psicanalisi, termine introdotto da S. Freud (ted. Sublimierung) per indicare la trasformazione di impulsi istintuali primitivi, soprattutto sessuali, a livelli superiori e socialmente accettabili, e comunque di carattere non sessuale, come processo prevalentemente inconscio operante nella produzione artistica e creativa e nella sfera religiosa.” http://www.treccani.it/vocabolario/sublimazione/

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